Qualche proposta ragionevole per guardare oltre la crisi

di Corrado Assenza 20/04/2013 ECONOMIA E WELFARE
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Il nuovo quadro politico uscito dalle recenti elezioni ci porta inesorabilmente a fare i conti con il contesto in cui ci troviamo.

Questo non esclude che tale contesto possa essere cambiato e  riformato  in base a quello che, da tempo oramai, numerosi economisti di differenti scuole di pensiero dicono e ripetono instancabilmente e cioè che

l’appiattimento dei paesi membri sull’impostazione economica e fiscale dettata dalla Germania non è più

sostenibile.

Senza volare troppo alti basta andarsi a leggere la storia recente delle crisi economiche che hanno attraversato l’Occidente. Si è usciti da queste crisi iniettando nel sistema risorse produttive ed investimenti in infrastrutture e ricerca.

Il primo punto, a mio giudizio, che bisogna attuare è lo scorporo degli investimenti produttivi dai bilanci degli stati, investimenti che non vanno più considerati una spesa ma anzi una posta attiva.

Secondo rivedere la tempistica di rientro dei debiti sovrani che deve essere ripartita su più anni di esercizio altrimenti in questa forte fase recessiva e con una base imponibile che si sta riducendo vengono a mancare quelle risorse che i nostri economisti davano per scontate.

L’Europa deve inoltre rivedere i trattati commerciali con India, Cina e Brasile che hanno comportato per noi l’invasione di prodotti realizzati con manodopera sottopagata e la chiusura di migliaia di aziende sottomesse a costi insostenibili.

Bisogna ridiscutere ad esempio i patti relativi all’agricoltura, patti perfettamente aderenti agli interessi delle lobbies alimentari. Patti che riguardano ad esempio la completa tracciabilità degli alimenti.

E’ cosa nota che la nostra produzione di latte è limitata dalle quote assegnateci  e poiché insufficienti dobbiamo importare latte dall’estero. Questa è follia o complice stupidità ?

Scrive Joe Stiglitz, premio Nobel per l'economia:  - tratto dal Blog di Beppe Grillo -  “In questo momento siamo di fronte a due crisi: una crisi finanziaria globale ed una persino più profonda, climatica, i cui effetti ci potrebbero sembrare più distanti, ma che in realtà dipendono da ciò che facciamo ora.
Queste crisi hanno le loro cause sia nelle storture a livello finanziario che nel cambiamento climatico, si possono risolvere solo se i cittadini sono coinvolti direttamente.” –

Per uscire della crisi climatica e finanziaria bisogna puntare sul risparmio e l’efficienza energetica. Pensiamo alle centinaia di migliaia di posti di lavoro che si possono creare ristrutturando secondo i canoni di efficienza e risparmio energetico gli edifici privati e pubblici. Secondo un recente lavoro del Peterson Institute, spendendo 10 miliardi di dollari (7,9 miliardi di euro) per isolare termicamente le abitazioni USA, potremmo creare più di 100.000 posti di lavoro tra il 2009 e il 2011, portando un beneficio duraturo all’economia stimato da 1,4 a 3 miliardi di dollari tra il 2012 e il 2020. Accanto allo sviluppo delle nuove tecnologie e delle fonti rinnovabili attraverso una economia sempre a minor impatto di anidride carbonica e fumi inquinanti, occorre porre l’obiettivo di “rifiuti zero”, cioè programmi che prevedano il riciclo totale dei materiali e la non produzione di rifiuti. Una via intrapresa da grandi metropoli della California che può portare benefici economici, lavorativi, ambientali.” Ora questo è il programma che l’Europa deve fare suo liberandoci così dalla dipendenza dal petrolio e di conseguenza dalla implicazioni politiche e militari che questo comporta  (vedi Libia e Iran  due problemi di cui uno già scoppiato ed uno in procinto di scoppiare con effetti molto più devastanti ).

Inoltre c’è da non sottovalutare i notevoli risparmi che in particolar modo in Italia si potrebbero ottenere liberando a breve risorse investite in progetti quali la Tav, le missioni di pace, l’acquisto degli F-35, messi a riposo anche dal Pentagono, la riduzione dei finanziamenti alla scuola privata. L’eliminazione dei rimborsi elettoriali, i contributi alla stampa. L’eliminazione delle Province - stima UIL rapporto luglio 2012 – che impegnano  1,2 miliardi

L’eliminazione di ogni auto blu tranne per il presidente della Repubblica e del Consiglio  2,8 miliardi

Riduzione di almeno la metà delle consulenze esterne per lo Stato  2,0 miliardi

Recupero dei 98 miliardi di euro evasi dalle società di slot machines

Taglio di 2/3 delle spese del Quirinale

 Efficienza/risparmi acquisti per la Sanità per un 1/5 della spesa
Taglio/vendita di due canali RAI nazionali

Accorpamento dei comuni sotto i  15000 abitanti  - stima UIL rapporto luglio 2012  3,2 miliardi

Eliminazione delle Fondazioni Bancarie

Tutti soldi che potrebbero essere destinati alle PMI , alla ricerca e all’innovazione, da subito!

 

 


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